Maladaptive daydreaming e shifting

Maladaptive daydreaming e shifting: scopri perchè il “reality shifting” non ha nulla a che fare con il maladaptive daydreaming.

Cos’è il “reality shifting”?

Il reality shifting è un termine che recentemente ha fatto la sua comparsa nei social network, su Tik Tok in particolar modo; è presentato come un metodo il cui fine è quello di esplorare le capacità della propria mente e la multidimensionalità dell’universo, tramite sogni lucidi o varie tecniche di meditazione.

Si tratta, quindi, di una parola nuova che racchiude in sé pratiche conosciute e utilizzate da migliaia di anni.

Il reality shifting viene erroneamente associato al maladaptive daydreaming probabilmente a causa del termine stesso: rimanendo sul piano della terminologia, e non del significato, il maladaptive daydreaming è una sorta di reality shifting: lo spostamento, o lo slittamento, da una realtà all’altra.

Sul piano del significato, però, MD e reality shifting hanno delle differenze sostanziali: quest’ultimo è, in primo luogo, un metodo svolto deliberatamente seguendo una serie di indicazioni prestabilite grazie alle quali si raggiunge lo stato di trace desiderato, che permette di esplorare altri stati di coscienza o di rendere più vivida un’esperienza immaginativa. In poche parole, il reality shifter è  una sorta di psiconauta che esegue di proposito le azioni che lo o la porteranno ad esplorare realtà alternative.

Perché il maladaptive daydreaming non può essere paragonato allo shifting

Il maladaptive daydreaming non è un metodo, è un disturbo psicologico.

Non viene messo in atto per esplorare regioni remote dell’universo e della propria mente, ma per fuggire a una realtà divenuta intollerabile. È un meccanismo di difesa che da alcuni studiosi è stato paragonato a una droga, un potente sedativo di cui il maladaptive daydreamer ha molto bisogno, tanto è insopportabile la sua sofferenza.

Nella maggior parte dei casi, tale disturbo affiora quando esistono già delle patologie pregresse, perlopiù ansia e depressione. Va da sé che, tenendo in considerazione un simile quadro, gli episodi di daydreaming sottraggono il sognatore compulsivo non solo da una realtà scomoda, ma anche dal proprio umore plumbeo: ciò che caratterizza i maladaptive daydreamers, difatti, è la loro capacità di immergersi così intensamente nelle proprie fantasie, da far si che il corpo reagisca agli scenari immaginari come se fossero reali.

È una sorta di stato meditativo autoindotto, una lieve dissociazione, le cui radici in genere hanno più a che fare con l’escapismo che con la ricerca spirituale/metafisica dello shifting. Ciò non significa che l’esistenza di mondi alternativi non susciti interesse in entrambe le categorie; si tratta di saper distinguere la scelta consapevole del viaggio dalla fantasia compulsiva – una compulsione, per definizione, non può essere deliberata.  

Scopri di più:

Cosa NON è il maladaptive daydreaming

Disturbi mentali: maladaptive daydreaming e correlazioni

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